Un artista di nome Maurizio Cattelan, uno chef di nome Massimo Bottura, un’Accademia di belle arti a Carrara, città famosa nel mondo per il suo marmo pregiato, un lunedì pomeriggio del 23 aprile 2018. Inizia così il racconto di una cronaca per un nuovo titolo accademico che lo chef di Modena metterà assieme alla laurea ad honorem che gli fu consegnata il 6 febbraio 2017 nell’aula Magna di Santa Lucia presso l’Università di Bologna.
Questa volta a Carrara le “humane lettere” hanno lasciato il posto alle “belle arti”. Qui siamo nei luoghi dove Maurizio Cattelan, artista nato a Padova nel 1960 che riesce ad animare connubi arguti tra l’arte e la filosofia, il noto e l’ignoto, il mistero e la scienza, ha ideato, per l’Accademia di Carrara un’installazione dal titolo “Eternity”, un grande cimitero con le tombe di artisti vivi e morti, anche la sua, costruito assieme agli studenti di tutte le discipline per i quali avrà le parole migliori: “ognuno di loro mi ha insegnato che i confini non esistono”.
Maurizio Cattelan in questo pomeriggio d’aprile, in occasione della inaugurazione dell’anno accademico 2018, porta a casa il titolo di professore onorario in scultura di questa storica Accademia carrarese dove, da sempre, l’arte di “liberare” le forme dalla materia trova un marmo che è prezioso nel mondo.
Maurizio Cattelan provoca, porta l’attualità dentro il focus della sua arte, gioca con la vita e con la morte, mette a nudo paure, modi di fare, mentalità che animano dibattiti, temi, prospettive. Così, in questo pomeriggio carrarese, l’arte sta alla cucina come Maurizio Cattelan sta a Massimo Bottura, come i colori stanno al gusto e l’innovazione sta alla tradizione. Temi importanti per due italiani che l’Accademia di Carrara ha voluto mettere in evidenza.
“Ludwig Wittgenstein credeva che il Bello e il Buono fossero complementari. Sono due facce della stessa medaglia. Il Bello senza il Buono non è bello per niente. E il Buono ha bisogno del Bello per recapitare il suo messaggio”.
I riferimenti, nella Lectio magistralis che Massimo Bottura tiene, poco prima di ricevere la laurea ad honorem, è di quelli che si fanno ascoltare. Al diploma honoris causa lo chef di Modena ha voluto dare un senso pieno, parole che contano, che restano, che danno l’idea della sua cucina, dello sforzo che mette ogni giorno in un settore dove spesso l’azzardo è dietro l’angolo. Parla della gastronomia e di quante volte essa può farsi simbolo di etica ed estetica; dice che la tradizione in cucina è quella eredità che si porta avanti soprattutto per superare quell’approccio nostalgico al passato che tante volte abbiamo. Massimo Bottura, con gli occhi appena pieni della visita che ha fatto alle cave di marmo Carrara, accosta il suo ristorante ad una bottega rinascimentale che diventa fucina di nuove idee e di altre istanze lì dove la cucina sa farsi linguaggio universale, possibilità di giustizia sociale. E proprio il richiamo alla giustizia sociale fa riaffiorare tra i presenti l’impegno di Massimo Bottura a favore di scopi e cause che contano.
Arte e cucina, vita e mondo sono stati gli altri temi nella lectio di Massimo Bottura nel corso della quale egli ha sottolineato in che modo le persone dovrebbero guardare all’arte e come esse dovrebbero rivivere, anche da adulti quello stupore che è nei bambini. “All’Osteria guardiamo ancora il mondo da sotto il tavolo, – dice Bottura davanti ai presenti che attenti lo seguono in sala – con gli occhi aperti e curiosi di meraviglia, come quelli di un bambino. Noi cerchiamo di proiettare il meglio del passato, filtrato da un pensiero critico e mai nostalgico, nel futuro. In via Stella (sede della sua Osteria Francescana, ndr) non abbiamo né viste sul mare né su una montagna né si intravede la guglia della Ghirlandina. Il nostro paesaggio di riferimento è la cultura, che amplia i nostri orizzonti e apre a infinite possibilità. La nostra attenzione in cucina guarda come le idee prendono forma, ispirate all’estetica dalla natura e motivate ora più che mai da scelte sociali. Questa trasformazione è fondamentale, cerca di rendere visibile e commestibile le invisibili connessioni tra natura, tecnologia e arti. Ogni pensiero, immagine, memoria, passione è compresso in idee masticabili”.
Dentro gli spazi della splendida sede di Palazzo Cybo Malaspina, il rettore dell’Accademia aveva introdotto la presenza di Massimo Bottura e spiegato che il Consiglio accademico aveva voluto deliberare l’onorificenza conferita allo chef modenese per “la sua professionalità e la sua creatività in campo culinario”, per “la sua cultura in campo artistico, che si manifesta in tutte le sue attività”.
L’ultima parte di una cerimonia che non è stata per nulla formale ha riservato l’attenzione che meritavano agli studenti che, con Maurizio Cattelan, hanno partecipato al progetto “Eternity”. Sono stati infatti premiati i 20 studenti che hanno partecipato al bando legato al progetto di riferimento che prevedeva 20 borse di studio donate da Maurizio Cattelan e sponsorizzate da una nota azienda di cellulari per un valore di 30 mila euro