Amedei, quel cioccolato nato dal talento di Cecilia Tessieri nel gruppo delle “eccellenze” di grandichef.com

Erano gli inizi di agosto dello scorso 2017 quando dalle pagine dei quotidiani italiani, i “cultori” del buon gusto e dell’orgoglio made in Italy apprendevano che, dopo una breve parentesi di due anni in mano al fondo Octopus Europe Limited, la proprietà di uno dei marchi eccellenti di cioccolato prodotto in Italia tornava in mani italiane. Il lieto risvolto invertiva la tendenza, tuttora in atto, di “far finire” il controllo di aziende d’eccellenza, nate e cresciute in Italia, in mani straniere. Per Amedei, prestigioso marchio di cioccolato italiano, questa volta, andava diversamente grazie alla volontà dell’imprenditore Carlo Pontecorvo che ad imprese di tal genere si era già vocato con l’acquisto di Ferrarelle di cui è presidente e a cui ha ridato un rinnovato valore non solo commerciale.

«Il nostro progetto per Amedei – tenne a dire un anno fa Carlo Pontecorvo – è aggiungere valore nel rispetto della tradizione, applicando i punti di forza del modello di organizzazione aziendale e struttura commerciale che ha già portato i marchi di Ferrarelle a costruirsi la leadership in Italia e una presenza rilevante in alcuni mercati internazionali». In effetti, le turbolenze finanziarie della crisi globale degli ultimi anni avevano costretto la famiglia Tessieri a cedere il controllo in mani straniere prima che arrivasse la volontà di Carlo Pontecorvo a ristabilire un sodalizio tutto italiano che in questo primo anno di vita sta dando già ottimi risultati. Nel 1990 Cecilia Tessieri – con il sostegno dall’intera famiglia, compresa la nonna materna, il cui cognome è, appunto, Amedei – decide di dedicarsi alla straordinaria avventura che la porterà a scoprire tutti i preziosi segreti del cioccolato. L’attività inizia con la produzione di praline in un piccolo laboratorio di 45 metri quadrati e con un solo dipendente. Ma la perfezione è ancora lontana: “Il cioccolato veniva acquistato da altri e non c’era molto di nostro nel prodotto” ricorda Cecilia Tessieri. Nasce così l’idea di esplorare paesi lontani alla ricerca di un cacao unico, ovunque si coltivino varietà di cacao che hanno mantenuto il carattere aromatico proprio del territorio a cui appartengono. Amedei da allora scopre e valorizza nei luoghi più remoti del pianeta i semi di cacao più rari, pregiati e profumati allo scopo di liberarli poi in preziose creazioni. Cecilia, nel frattempo è diventata maître chocolatier, dopo un lungo apprendistato in Francia, Belgio e Germania: la prima maître chocolatier nel mondo. Vengono recuperati, in giro per l’Europa, antichi macchinari, alcuni dei quali risalgono alla fine del 1800, altri al primo dopoguerra, i quali convivono oggi alla perfezione con nuove macchine. In azienda vengono sperimentati metodi di lavoro e di ricerca innovativi, miscelando cacao e competenza così da rivoluzionare il modo di creare cioccolato. Così, dopo sette anni dall’iniziale decisione di intraprendere l’avventura del cioccolato, nel 1998 arrivano sul mercato le prime tavolette a marchio Amedei. Da allora il sogno Amedei è divenuto realtà».

Oggi, negli spazi di un opificio che ha fatto storia, Amedei Tuscany è una “famiglia” che si allarga, si rafforza, si rimette in gioco. Ad accoglierci nel giorno in cui andiamo ad incontrare Cecilia Tessieri è Luigi Cigliano, direttore finanziario di Ferrarelle e CEO di Amedei per ufficializzare l’ingresso tra le venti imprese d’eccellenza di grandichef.com c’è un clima di garbo e di determinazione, la consapevolezza che i nuovi obiettivi non solo sono praticabili ma sono capaci anche di originare entusiasmi, forze creative, modelli d’organizzazione, sintonie tra chi deve investire e chi deve produrre, chi è chiamato a pensare e chi ad osservare il rigore delle formule, a controllare, come sempre, la qualità delle materie prime che entrano qui come natura le crea. Le cabosse sono una sorta di bacche a forma ovoidale lunghe fino a trenta centimetri ciascuna è di colore variabile che va dal giallo al viola. Contengono da venti a quaranta semi di cacao. Cecilia Tessieri   ne parla con passione ricordando, davanti alla nostra telecamera, le difficoltà degli inizi, quando in Italia dire cioccolato era fermarsi al Piemonte e al blasone del gianduia. O quando, in un settore fatto soprattutto di uomini, lei fu la prima donna a farsi strada aggiungendo la determinazione  alla passione,. Il resto del nostro primo incontro con Cecilia Tessieri è affidato al montaggio che ne abbiamo fatto e al cortometraggio che nei prossimi giorni faremo seguire.

Intanto, tra scatti fotografici e squarci di luce, in un giorno che di luce ne ha tanta, l’opificio storico di Amedei Tuscany dove siamo arrivati assomiglia ad alcune factory britanniche per dimensioni, stile architettonico, sagoma e colori. Un fascino rimasto intatto: lo stesso che nei decenni trascorsi ha fatto diventare il marchio Amedei luogo di curiosità e di buongustai. Un posto del quale seguiremo, nei prossimi mesi, ogni evoluzione lungo quel solco creativo d’eccellenza che questo cioccolato rigorosamente italiano, nato e cullato in Toscana, in mezzo a quel tessuto produttivo della cosiddetta chocolate valley toscana, ha assunto ed assume sotto forme e sapori diversi. Vi continueremo a raccontare di Amedei Tuscany, i mercati da conquistare ed ogni tipo di connubio che può crearsi, anche nel corso dei diversi eventi in programma con grandichef.com, con il mondo degli chef stellati di cui abbiamo iniziato a raccontare.

Carlo Pontecorvo, il patron di Ferrarelle e di Amedei Tuscany

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