Torino, “Terra Madre 2024”, ad edizione finita lo scorso 30 settembre c’era già chi provava ad elencarne i tanti pro ma anche i contro con l’obiettivo di migliorare la prossima edizione che si terrà tra due anni essendo l’evento a cadenza biennale. Da portali e pagine ufficiali, a nome del grande mondo Slow Food per l’edizione 2024, a giusta ragione, si è voluta sottolineare la soddisfazione per i valori che questo evento rimarca ad ogni edizione nel segno della tradizione e dei principi che lo hanno ispirato quando nacque nel 2004 con l’idea di farlo diventare una rete mondiale, creata da Slow Food nel 2004, che raggruppasse le “comunità dell’alimentazione” impegnate, ciascuna nel suo contesto geografico e culturale, a salvaguardare la qualità delle produzioni agro-alimentari locali. grandichef.com, ha provato a raccogliere i diversi punti di vista (bilanci) con l’intento, in ogni caso, di rendere il giusto elogio ad una filosofia e ad un’associazione del cibo che ci siamo sentiti, sin dal principio, di condividere.
di francesco de rosa |
Il primo a tentarne un bilancio partecipato e dal di dentro avendo egli stesso partecipato ed osservato per i cinque giorni dell’evento è stato “a caldo” Dario Ujetto. «Terra Madre 2024 – ha scritto Dario all’indomani del 30 settembre scorso – si è conclusa (non ce ne vogliano, ma è ora di eliminare la dizione Salone del Gusto) con un bilancio già pubblico e diffuso: in cinque giorni sono state oltre trecentomila le persone che hanno visitato gli stand provenienti da ogni parte d’Italia e del mondo, senza contare i sold-out registrati nella gran parte delle 250 conferenze, con 700 relatori internazionali. Per la prima volta ho avuto la possibilità di vivere la manifestazione da dentro, in tutti i giorni della manifestazione. Nello stand della Camera di Commercio di Torino ho avuto la possibilità di intervistare cinquanta artigiane e artigiani legati al progetto Maestri del Gusto. Tanti i PRO. Prima di tutto la location. Parco Dora rappresenta un luogo unico di Torino. Non lontano dal centro, già in periferia ma facilmente raggiungibile in macchina o pulman, con parcheggi comodi da Parco Dora e altre zone commerciali. Parco Dora è l’area verde per eccellenza della Spina 3, l’area di Torino che forse ha più margini potenziali di riqualificazione oltre a quelle già realizzate. Un ponte ideale fra centro e periferia, quindi ideale anche per i valori di Slow Food. E con un bel tempo è il luogo ideale per Terra Madre. Ed è un’area già sottoposta a stress-test importanti come il Kappa Future Festival. Altro PRO l’entrata gratuita, che permette (nello spirito del Buono, Pulito e Giusto) di far entrare veramente tutti. Una bella festa. Il miglioramento (rispetto a due anni fa) della situazione bagni e l’ampliamento degli spazi ha permesso flussi più regolari. Altro punto di forza sono state le conferenze, le degustazioni (sia a Parco Dora che in città) sempre piene. Un coinvolgimento della città che non è stato forte prima dell’evento ma che poi durante i giorni di Terra Madre è cresciuto. Il coinvolgimento di ristoranti e luoghi del cibo in città ha creato una vetrina ideale per Torino. Molti erano i turisti venuti per la manifestazione di Slow Food che si sono poi concessi un giro in città. Vale la pena ricordare i 450 volontari e gli oltre 300 soci Slow Food arrivati dalle Condotte in giro per l’Italia per animare gli stand regionali. Un valore aggiunto per il turismo cittadino. Il grande PRO è stato proprio l’atmosfera della manifestazione in generale: con attività per tutte le tasche e le classi sociali. E la possibilità di incontrare presidi, artigiani e produttori non reperibili in altri momenti dell’anno. Sicuramente i budget in contrazione non hanno permesso un maggiore apporto di operatori internazionali, ma il livello dei prodotti era alto.
Come tutte le manifestazioni, ci sono anche dei Contro: raccolti da feedback di pubblico ed opeatori. Primo grande Contro (dal punto di vista degli operatori) l’eccessivo affollamento nelle aree cucine di strada e street-food. Troppa offerta di fronte a costi cresciuti per gli spazi (10.000€ e 15.000€ in base ai moduli) hanno fatto lavorare alcuni operatori sotto stress e con il rischio di perdere soldi. Inoltre, troppe offerte di truck al ribasso, non hanno valorizzato alcuni operatori che hanno puntato su maggiore qualità ma prezzi più alti. Anche sui bicchieri compostabili alcuni problemi, con la maggioranza degli operatori ligi ma alcuni birrifici che hanno distribuito bicchieri di plastica (meno cari e quindi con minori costi). Ultima nota dolente anche i bivacchi: con molte persone che acquistavano dalla parte mercato e stand regionali cibarie e bevande per poi mangiarle in spazi non consoni. Sarebbe stato utile chiudere la parte stand regionali non a tarda sera, de facto entrando in concorrenza con gli operatori food presenti nel semi-anello esterno. Da pensare per le prossime edizioni anche fontane d’acqua non a pagamento (San Bernardo permettendo) ed un progetto specifico sulla comunicazione degli stand.
Terra Madre 2024 – ha concluso Dario Ujetto – ha rappresentato un grande evento per Torino, un luogo di incontro per una rete globale quale è Slow Food. Miglioramenti? Sempre possibili, ma rendiamoci conto che ogni evento nazionale o internazionale organizzato a Torino è, attualmente, grasso che cola per la città. Logistica e forniture possono essere migliorate, ma l’attrattività e le vibrazioni dell’evento rappresentano un’unicità da preservare e sostenere.»
E che Torino, la Regione Piemonte e anche il Ministero dell’Agricoltura si fossero accorti davvero di Terra Madre lo dimostra il sostegno concreto dato all’evento di cui sono diventati partner partecipando direttamente con “l’Area Piemonte” che era al Parco Dora e il cui bilancio (nel bilancio) risulta anch’esso assai significativo. Il giudizio è quasi unanime ed è rappresentato anche sulle pagine istituzionali della Regione Piemonte.
L’Area Piemonte ha chiuso con successo la sua partecipazione a Terra Madre Salone del Gusto 2024, registrando oltre 4000 presenze ai numerosi eventi e degustazioni organizzati dalla Regione Piemonte. Il calendario, coordinato dalla Direzione Agricoltura e Cibo in collaborazione con Visit Piemonte, ha offerto 41 appuntamenti, mettendo in risalto oltre 60 prodotti Dop, Igp, Sqn e Pat, insieme a circa 20 vini doc e docg. Tra questi, il Brachetto d’Acqui, eletto “Vitigno dell’anno 2024” per la regione, ha avuto un ruolo centrale, insieme a quattro birre artigianali del Consorzio BOP. La giornata conclusiva ha visto la partecipazione del Ministro Francesco Lollobrigida, accolto dal Presidente della Regione Piemonte Alberto Cirio e dall’Assessore al Commercio, Agricoltura e Cibo, Paolo Bongioanni. Presenti anche il Vicepresidente Elena Chiorino e l’Assessore alle Politiche Sociali Maurizio Marrone. Il ministro ha sottolineato l’importanza del Piemonte come leader nazionale nel settore agroalimentare, ricordando l’esempio del conte Cavour, che coniugava agricoltura e politica per lo sviluppo economico e la tutela della qualità. Lollobrigida ha ribadito l’importanza di un’agricoltura che garantisca cibo sano e di qualità per tutti, come discusso durante il recente G7 dell’Agricoltura a Siracusa.
Alberto Cirio e Paolo Bongioanni hanno commentato il successo della manifestazione, che ha contribuito a mantenere il cibo e il patrimonio agroalimentare al centro del dibattito internazionale. Hanno inoltre evidenziato l’importanza di promuovere un prodotto etico e sostenibile, garantendo che nessun lavoratore della filiera venga sfruttato. La manifestazione è stata anche un’opportunità per riflettere sulle possibilità professionali offerte dal settore, un pilastro dell’economia piemontese. Il programma si è sviluppato intorno a tre temi principali: la valorizzazione dei prodotti di qualità certificata, la promozione del territorio attraverso le Agenzie Turistiche Locali e i Distretti del Cibo, e gli incontri dedicati agli operatori del settore. L’obiettivo era incoraggiare la filiera corta, sostenere l’agricoltura biologica e discutere le politiche regionali per lo Sviluppo Rurale 2023-2027.
Nello spazio di 400 mq dedicato alle eccellenze piemontesi, sono state offerte degustazioni di carne bovina piemontese a cura dei Consorzi Coalvi, La Granda e Carni Piemonte, oltre a prodotti ortofrutticoli presentati dall’Associazione dei Produttori Ortofrutticoli del Piemonte e formaggi Dop nell’ambito del progetto europeo LOST, mirato alla promozione delle piccole denominazioni casearie.
Tra i numeri dell’evento, Coalvi ha servito 2960 degustazioni con vari tagli di carne di fassone, mentre La Granda ha distribuito 43 kg di carne bovina piemontese in diverse preparazioni. Il Consorzio Carni Piemonte ha contribuito con circa 20 kg di battuta al coltello di fassone. Sono stati serviti anche 100 litri di succo di mela e 5 kg di nocciole Piemonte Igp. Inoltre, 500 visitatori hanno partecipato alle degustazioni guidate di formaggi Dop, tra cui il Murazzano, l’Ossolano e il Roccaverano. Grazie alla collaborazione dell’Enoteca Regionale di Acqui Terme, sono stati offerti 70 bottiglie di Brachetto d’Acqui e quattro birre artigianali del Consorzio BOP.
Non sono mancate le espressioni ed i prodotti di altre regioni e zone d’Italia sostenute dalle entusiaste “rappresentanze” di chi in Slow Food milita da anni. Dalla regioni del centro Italia alla Campania sorretta dalla verve di Patrizia Spigno, Maria Lionelli, Armando Ciardiello e tanti altri, che anche attraverso ai gusti condivisi e ai sapori di tanti prodotti che sono anche presidi hanno valorizzato il territorio, vocato passioni e anche confessioni come quelle di Alice che alla fine non ha potuto tacere prima ancora che tutto finisse il 30 settembre.
«Cinque giorni fa, quando sono arrivata a Terra Madre, ero convinta di voler fare la maestra d’asilo. L’altro ieri, alla fine della giornata, ho detto a mamma che questa è la prima volta che vedo il nostro prodotto apprezzato: le persone sono curiose di sapere come coltiviamo e trasformiamo ciò che vendiamo. Su questo non avevo mai riflettuto, ma dà così tanta soddisfazione che mi ha fatto pensare che, un giorno, l’azienda potrebbe diventare mia. Magari un agriasilo!». Alice è giovanissima: la mattina va a scuola, al pomeriggio raggiunge il laboratorio dove aiuta a invasettare ed etichettare le creme e le composte di cipolle di Alife, Presidio Slow Food dell’alto casertano. Sua mamma, Antonietta Melillo, è la referente dei produttori e la persona che, una dozzina di anni fa, ha recuperato i semi dagli anziani del borgo e ha ripreso a coltivare una varietà pressoché scomparsa. «Non si aspettava di sentire quelle mie parole» racconta, gli occhi gonfi di emozione. «Terra Madre mi ha aperto un mondo. Pensavo che tutto si fermasse alla cipolla: coltivata, trasformata, venduta. Mamma dà tutta se stessa per le cipolle. Per anni l’ho vista tornare a casa così stanca da non aver la forza di parlare: adesso sto capendo che dietro a tutto questo c’è un valore. E non solo per noi». Quella di Alice è una delle tante, potentissime, storie di giovani che abbiamo ascoltato a #TerraMadre2024, la manifestazione internazionale dedicata alle politiche agricole e a chi nel mondo produce cibo buono, pulito, giusto e sano. Organizzata da Slow Food, Regione Piemonte e Città di Torino, in cinque giorni, dal 26 al 30 settembre, ha coinvolto oltre 300.000 persone al Parco Dora di Torino intorno allo slogan Noi siamo Natura. Il futuro è qui! In un sistema alimentare che non depreda e inquina la natura, ma la rispetta, che non genera iniquità e sfruttamento, ma promuove condivisione e giustizia. Grazie a tutte e a tutti per aver scelto di farne parte. Grazie a tutte e a tutti se vorrete continuare a farlo. Viva Terra Madre!