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La storia di Peck è la storia di una città. Nacque grazie ad un salumiere di Praga che capitò nel dinamismo della Milano di fine ‘800, nello spirito ottimista del miracolo economico e arriva fino alle moderne sfide della globalizzazione e della modernità. L’idea di tradizione di Peck si rinnova ogni giorno. Il segreto è non tradire mai una storia che dura da 140 anni e non stancarsi mai di guardare al futuro. Gli oltre cento componenti del nostro staff condividono i valori che hanno sempre guidato Peck: attenzione per il cliente, cura nel proprio lavoro, amore per la qualità.
I dettagli di una storia affascinante e nota negli ambiti del miglior cibo italiano sono tutti sul portale ufficiale di un’insegna che è diventata simbolo di tradizione e di qualità. Si legge che “Peck vuol dire Milano. Dal 1883. È in quell’anno che un salumiere di Praga, Francesco Peck, realizza il suo progetto di portare nel Bel Paese la tradizione mitteleuropea delle carni affumicate. Per aprire la sua gastronomia sceglie la città italiana, allora come oggi, più dinamica, internazionale e aperta alle novità: è l’epoca dell’illuminazione elettrica e dei tramvai che sferragliano nelle vie del centro. Milano è una metropoli in miniatura. Il sogno di Francesco Peck conquista immediatamente la buona borghesia meneghina, già allora esigente e attenta alla qualità. Sceglie come sede via Orefici 2, una delle strade del salotto buono cittadino. Non ci vuole molto tempo per rendere il suo negozio il punto di riferimento delle grandi case. Da allora Peck ha mantenuto e accresciuto un prestigio che ha reso il marchio sinonimo di milanesità, ovvero garanzia di buon gusto e alta artigianalità. Il prestigio si consolida. Tanto da far guadagnare a Peck il più ambito dei riconoscimenti per un’impresa commerciale del tempo: fornitore ufficiale della Real Casa. L’anno è il 1890. Grazie all’imprimatur dei Savoia, casa regnante d’Italia, il negozio di gastronomia milanese diventa un indirizzo imprescindibile per l’aristocrazia e l’alta borghesia di tutto il Paese. Fare acquisti da Peck è sempre più un segno di distinzione. È quindi arrivato il momento di fare un salto di qualità. All’inizio del Novecento l’illuminato imprenditore Eliseo Magnaghi, uomo colto e visionario, acquista l’attività e sposta il negozio principale in via Spadari, la sede attuale di Peck. L’offerta si amplia con pasta fresca e piatti pronti. L’idea è quella di offrire il migliore dei servizi alla clientela più attenta. Siamo nel 1912 e da quell’anno Peck non abbandonerà mai questa filosofia. Lo stile Peck è ormai imprescindibile per le persone di gusto. Per questo attira figure di spicco del mondo della cultura, della politica, dell’economia. Non solo le signore delle grandi famiglie milanesi, ma una élite di appassionati gastronomi, di gourmand curiosi che interpretano la gastronomia come un fatto culturale, oltre che alimentare. È così che negli anni ’30 Peck diventa un salotto goloso, un ritrovo goliardico di menti brillanti che si scambiano idee durante cene indimenticabili. Nasce così, in via Spadari, lo Sbaffing Club”, una congrega ironica e colta che riunisce i più bei nomi della cultura milanese come il commediografo Dario Niccodemi, il giornalista Arnaldo Fraccaroli e il critico Renato Simoni. Ma l’ospite più celebre di questa stagione felice è Gabriele D’Annunzio, non solo il poeta più famoso del suo tempo, ma un competentissimo devoto al buon cibo: a lui si devono l’invenzione dei termini “tramezzino” e “parrozzo”. Arriva la guerra. I bombardamenti. Milano è profondamente ferita. Ma non piegata. Anzi. Per non smentire il suo spirito la città rinasce con ancora più forza, più vitalità. Peck interpreta perfettamente questa attitudine così profondamente milanese. Nel 1956 inizia una nuova stagione. Siamo in pieno boom economico. L’Italia cambia. I fratelli Grazioli, navigati imprenditori e nuovi proprietari di Peck, colgono alla perfezione le moderne esigenze della società del miracolo italiano. Nasce una nuova idea di pausa pranzo: i pasti sono consumati al bancone, il panino gourmet sostituisce i pasti pesanti del passato, il servizio diventa veloce e informale. Senza mai rinunciare alla qualità. Cambia anche il modo di raccontarsi: Peck investe sempre di più nella pubblicità sulle riviste e in azioni di quello che oggi chiameremmo di marketing del territorio. Negli anni ’70 tutto cambia di nuovo, la società, il contesto internazionale, la politica, la cultura. Anche per Peck è l’inizio di una nuova era. La famiglia Stoppani rileva il marchio e segna un ulteriore passo nel segno dell’eccellenza. Il negozio di via Spadari si espande e si impreziosisce. Gli spazi si quadruplicano per accogliere le varie botteghe Peck fino ad allora sparse nelle vie adiacenti. Rosticceria, Casa del Formaggio e Bottega del Maiale trovano casa così in un unico luogo: adesso l’offerta è completa, variegata e in un contesto più elegante. Viene inaugurata la grande enoteca, tuttora un vanto del mondo Peck, e una sofisticata sala da tè al primo piano. Ormai Peck è la più preziosa boutique di lusso gastronomico dall’impronta profondamente milanese e italiana. Un’identità così seducente che attrae il Gruppo giapponese Takashimaya: nel 1986 si inaugura un periodo di collaborazione che continua ancora oggi. Ormai lo stile Peck è pronto per conquistare i mercati dell’Estremo Oriente. Il nuovo Millennio arriva anche per Peck. E premia la coerenza di un marchio che è riuscito ad evolversi senza mai tradire la sua anima. Per questo Peck conquista il pubblico giapponese con ben 21 punti vendita. Seguono poi Taiwan nel 2004 e Singapore nel 2007. Ma la casa madre non resta indietro e inaugura nel 2001 il Peck italian Bar. Poi arriva il 2013 e l’avventura di Peck si arricchisce di un nuovo episodio: Pietro Marzotto, grande conoscitore del settore alimentare e dei mercati globali, diventa il nuovo padrone di casa. La famiglia Marzotto è oggi l’interprete di un nuovo corso e, al tempo stesso, custode della filosofia Peck che ha sempre visto nel rispetto della tradizione la migliore spinta verso la contemporaneità. Con questo spirito nel 2013 apre il Ristorante Al Peck e nel 2014 il negozio con ristorante di Seoul. Con l’Expo di Milano del 2015, dove Peck è ristorante ufficiale del Padiglione Italia, si consolida la sua missione: raccontare al mondo l’eccellenza del Made in Italy. Da Milano. Da via Spadari. Dai banchi della gastronomia. Dalle sue grandi cucine operose. Dalle mani esperte dei cuochi di Peck che ogni giorno lavorano per costruire la meraviglia. Dal 2016 Leone Marzotto, figlio di Pietro, ha preso nelle sue mani la regia di Peck. Con un rispetto assoluto della tradizione e la voglia di portare il marchio verso nuovi traguardi. Sempre con i piedi ben piantati nello storico negozio di via Spadari. Da qui, in meno di un anno, sono stati aperti due nuovi punti vendita: nell’avveniristico scenario di City Life un locale votato alla ristorazione e a Porta Venezia una piccola gastronomia di quartiere. Peck CityLife è gastronomia, ristorante, enoteca, cocktail bar e la notizia bastò da sola ad essere un messaggio di felicità. Salendo le scale della piazza che ospita la nuova struttura di Peck e il logo noto e familiare ci si può incoraggiare. Vale per tutti i milanesi, soprattutto quelli veri, che per generazioni hanno frequentato la gastronomia di via Spadari, senza riserve e con fiducia totale. eone mi dice: “Peck è un patrimonio culturale milanese. Ci vuole rispetto. Però al tempo stesso bisogna innovare, innovare per prosperare ed è per questo che con la mia famiglia abbiamo deciso di aprire qui. Ci siamo messi ad osservare per capire e conoscere ed ad un certo punto mi sono sentito di aprire fuori dal centro storico. Si tratta di ki una novità, una location ultramoderna ma il lavoro è quello di via Spadari. Abbiamo mantenuto tutti i fornitori storici e tutto il know how. Molti dei nostri clienti di sempre, tra l’altro, oggi abitano qui. Bisogna scommettere e sperare di farli contenti. Vogliamo essere la gastronomia di quartiere.” Peck CityLife sorge in un padiglione di 300 mq dalle forme sinuose, in Piazza Tre Torri, baricentrico rispetto all’ingresso dello Shopping District e delle architetture simbolo della nuova Milano. Una nuova formula di ristorazione, che ha come tema il mangiare in gastronomia. Il bancone, per chi ama davvero integrarsi con il luogo in cui si trova, è una zona sacra per pochi intenditori. Gustare il cibo al bancone è un privilegio. Il ristorante ha 50 coperti, aperto a pranzo e a cena con due carte diverse – un posto dove assaggiare il menu della Milano di un tempo, sempre più cosmopolita e contemporanea però. Gli antipasti sono concepiti per la condivisione come si fa da sempre in Spagna, dove gastronomie come questa imperversano nelle grandi città e sono luogo d’incontro dell’intellighenzia locale. Le proposte sono tante, ricordiamo per golosità, l’insalata russa, i gamberi in salsa cocktail, lo storione, il vitello tonnato e la famosa bresaola secondo la ricetta di Peck. Ma la mia passione è la Mattonella di Patè Peck.
Sempre Leone svela che tra il 21 e il 25 dicembre in via Spadari, si vendono 2000 mattonelle di Patè Peck per le feste (ognuna di queste pesa 450gr!). Si tratta di carni preparate nel laboratorio Peck e aromatizzate con spezie e liquori. Un vero godimento! Su questo prodotto e su Peck in generale, ogni milanese che si rispetti ha un aneddoto da raccontare. Per esempio il Paté Peck ha molti nomi, c’è chi lo chiama lingotto e chi mattonella e così via. Come già accade nella grande gastronomia di via Spadari, il ristorante Peck City Life è il luogo perfetto per mangiare il tartufo, il jamon iberico de bellota, i salumi selezionati ed i formaggi scelti. Il ristorante in gastronomia permette infatti all’ospite di poter ordinare, fuori carta, tutto ciò che è esposto al grande bancone di ingresso.
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L’enoteca vanta una collezione di vini e distillati disposti su un’importante parete che espone una selezione di 150 etichette, italiane e francesi. Appassionati e curiosi potranno farsi consigliare dai sommelier di Peck sia per la mescita sul luogo sia per l’acquisto di bottiglie da asporto. L’enoteca sarà anche teatro di incontri dove poter conoscere i produttori di alcune etichette pregiate, durante una serie di eventi su prenotazione in cui sarà possibile degustare annate importanti delle migliori cantine.
L’ultima sorpresa di questa nuova apertura è il banco della cocktail station – decorato da piastrelle dipinte a mano con un disegno ricavato da una fotografia storica del Peck anni ‘50 – affidata alle sapienti cure di Riccardo Brotto, affiancato da uno staff di giovani barman e barlady, che hanno creato una carta di cocktail interpretando sia la storia di Peck sia la contemporaneità.